Il corpo non subisce passivamente: concetti cruciali nell’Organon, opera principale di Hahnemann
La medicina convenzionale tende talvolta a concepire i suoi interventi come se l’organismo vivente fosse una macchina cui aggiustare i pezzi singolarmente. E così, se l’intestino si ferma si consiglia un purgante, se lo stomaco brucia si somministra un anti-acido, se l’occhio è rosso si applica un collirio, se c’è una vena varicosa si prescrivono calze contenitive.
Forse però le cose non sono più complesse e non così “meccaniche”: il corpo non può restare inerte alle imposizioni esterne, essendo un sistema biologico in continua trasformazione.
Nei paragrafi dal 63 al 66 del suo “Organon – dell’Arte di guarire”, Hahnemann fornisce una sapiente distinzione tra quella che egli definisce come Azione primaria, ossia l’azione che può esercitare sull’organismo una qualsiasi sostanza o attività (es. un principio attivo, la caffeina, un oggetto gelido sulla pelle…) e quella che invece chiama Azione secondaria, ossia la reazione dell’organismo a quello stimolo.
Egli ci dice: “Ogni agente che agisce sulla vitalità, ogni medicina, disturba più o meno la Forza Vitale, causando una certa alterazione nella salute individuale per un periodo più o meno lungo. Questa è chiamata azione primaria”. Anche se ognuno di noi la percepisce diversamente e soggettivamente, essa è principalmente dovuta ai principi attivi che le sono effettivamente propri.
Poi però: “A quest’azione la nostra Forza Vitale tenta di opporre la sua stessa energia. Questa azione di resistenza è una proprietà, infatti, è un’azione automatica del nostro potere di autoconservazione, che porta il nome di azione secondaria o reazione”: il più delle volte è opposta allo stimolo ricevuto.
Facciamo un paio di esempi. Infiliamo la mano nella neve per un po’ di tempo. La neve di per sé avrà un’indiscutibile azione raffreddante, alla quale il corpo (grazie alla sua Forza Vitale) si opporrà, per salvaguardarsi. Togliamo quindi la mano dalla neve e riportiamola nella normale temperatura ambiente: sentiremo un fortissimo calore, autoprodotto, quasi pulsante e doloroso, perché il corpo sta cercando di riportare la sua temperatura alla normalità.
E ora pensiamo ad un collirio (o a un anti-acido per lo stomaco): le venuzze dell’occhio sono dilatate e rosse (o l’acidità gastrica è eccessiva) e noi applichiamo un collirio vaso-costrittore (o assumiamo un anti-acido) per contrastare questa dilatazione (o questa acidità). La reazione del corpo, in risposta a questa dinamica imposta da una sostanza estranea, provvederà immediatamente – appena finito l’effetto del farmaco – a opporvisi categoricamente, riportando magari una vaso-dilatazione (o un’acidità) addirittura maggiore di quella che volevamo combattere.
I più recenti testi di Medicina chiamano ora questa Azione secondaria “effetto paradosso” o “di astinenza”. Ma forse si tratta di un “processo naturale”, è il corpo che reagisce.
In Omeopatia, questa Azione secondaria viene sfruttata a scopo terapeutico: somministrando in dosi diluite e dinamizzate una sostanza, che a dosi massicce creerebbe degli effetti definiti (Azione primaria), si cerca di fare in modo che la reazione contraria dell’organismo non sia smisurata, ma riporti invece la situazione all’equilibrio stabile originario.
Bibliografia:C.F.S. Hahnemann – Organon dell’arte di guarire – Con integrazioni e commenti didattici utili per la comprensione e l’insegnamento della Medicina Omeopatica a cura del Dr. G. Fagone – Edizioni Salus Infirmorum (2010)
Testo: dott.ssa Renata Calieri, Farmacista Formatore, direttrice del Dipartimento Farmaceutica Omeopatica FIAMO