Per chi ama conoscere casi clinici difficili che i Veterinari omeopati italiani hanno voluto condividere, invitiamo a leggere gli articoli integrali sugli ultimi due numeri de Il Medico Omeopata n. 86 (luglio 2024) e n. 87 (novembre 2024).
Protagonisti assoluti stavolta sono i gatti, uno con megaesofago congenito, l'altra con scialorrea e atassia e il terzo con una rinite nauseabonda.
I Veterinari autori dei tre case-report hanno illustrato sia gli sviluppi dei casi clinici, sia le difficoltà che sono state affrontate per raccogliere i sintomi e scegliere il medicinale omeopatico curativo, svelando i retroscena di un percorso che non rappresenta mai una routine.
La Dr.ssa Marta Rota ha pubblicato sul n. 86 de Il Medico Omeopata la rielaborazione del suo intervento al XX° Congresso nazionale FIAMO 2024, "Megaesofago da persistenza congenita dell'arco aortico in un gatto", che abbiamo anticipato anche nell’ANGOLO VET del n. 4/2024 della nostra Newsletter.
Possiamo quindi fornire qualche dettaglio in più su questo case-report, la cui importanza "risiede nel trattamento omeopatico di una patologia rara nei felini, la cui cura classica è solo chirurgica, ma nella maggior parte dei casi l’animale viene portato ad eutanasia per la gravità della situazione senza nemmeno approcciare interventi (...). Il termine megaesofago indica una dilatazione diffusa dell’esofago o scomparsa della sua funzione motoria". Nel caso in questione al paziente, un gattino di 4 mesi d'età, viene diagnosticata la patologia provocata da persistenza congenita dell’arco aortico.
Il gattino presenta "sintomi di malnutrizione, crescita lenta, fin dallo svezzamento, quando passato al cibo solido. Si osserva una normale capacità di ingestione di alimenti liquidi e semisolidi ma una assoluta incapacità di deglutire boli solidi".
Il primo rimedio somministrato (Arsenicum album) induce "un miglioramento fisico ma un concomitante peggioramento dell’umore e dello stato mentale".
Grazie a una seconda repertorizzazione viene scelto Phosphorus flavus: "si assiste ad un miglioramento immediato del quadro mentale, ultimo sintomo emerso, buona prognosi omeopatica ma anche della sintomatologia gastroenterica.".
Dopo 3 anni, la proprietaria riferisce casualmente che “ormai il gatto si alimenta del tutto normalmente, con cibo solido, senza più avere rigurgiti.".
La Dr.ssa Rota sottolinea che "la remissione del megaesofago da persistenza congenita dell’arco aortico è stata inaspettata e insperata. L’ipotesi è che il rimedio omeopatico, somministrato in età molto precoce, ancora in fase di crescita, possa aver guidato l’organismo verso uno sviluppo maggiormente coerente.".
Sul n. 87 de Il Medico Omeopata interviene la Dr.ssa Elisabetta Zanoli, che presenta "La diagnosi oscura", ovvero un caso che non è stato correlato da una diagnosi clinica allopatica e in cui la modalità di prescrizione non si è attenuta alle consuete regole di raccolta anamnestica e repertorizzazione, che invece sono susseguite a posteriori.
La paziente è una gattina europea di 2 anni, neomamma in allattamento, che dopo 1 mese dal parto ha iniziato a manifestare strani sintomi: "si presenta seduta, pressoché immobile, sguardo fisso e perso nel vuoto, con una scialorrea profusa che le bagna tutto il petto. Non reagisce ai richiami, sembra assente e apatica" e ora "non beve e non mangia".
"Le ipotesi diagnostiche ventilate sono state di possibili crisi convulsive parziali, di sindrome neurologica, di intossicazione o di encefalite-meningite, ma nessun accertamento più approfondito è stato effettuato.".
La Dr.ssa Zanoli riferisce che, non essendo la gatta sua diretta paziente, si è "basata per la prescrizione del rimedio esclusivamente su un paio di dettagli sintomatologici raccontati dal collega".
Il rimedio prescritto è stato Belladonna e nel giro di due giorni tutti i sintomi scompaiono. A distanza di oltre 1 anno dall'inizio della cura omeopatica le crisi sono sempre state risolte con lo stesso rimedio e sono divenute sempre più distanziate e lievi.
Scrive la Dr.ssa Zanoli: "questo caso clinico è emblematico di quanto l’Omeopatia possa agire in maniera rapida e profonda anche in situazioni tanto complesse da non aver ottenuto nessun tipo di miglioramento con i trattamenti allopatici. Inoltre, non essere in presenza di una diagnosi clinica certa, costituisce un grande limite per l’approccio terapeutico tradizionale, mentre non comporta alcuna difficoltà nella valutazione del quadro omeopatico e nella prescrizione del rimedio.".
Infine, all'interno della rubrica Storie di Omeopatia quotidiana, la Dr.ssa Roberta Sguerrini narra un caso clinico breve, "Un raffreddore nauseabondo" che affliggeva un gatto randagio, difficilmente visitabile perché semiselvatico.
I proprietari riferiscono di averlo “notato nei dintorni di casa un paio di anni prima, già adulto e hanno iniziato ad alimentarlo perché, nonostante la presenza di numerosi cani e di altri gatti, non mostrava alcun timore. (...). Da qualche giorno hanno notato che respira a bocca aperta, appare mogio, rimane nei dintorni della casa, mangia e beve molto (...).
Presenta scolo mucoso dalle narici e croste sugli occhi (...). Colpisce l’odore che emana il muco: maleodorante con note di uova marce. Emana anche odore fetido dal cavo orale e di feci dal posteriore.
La visita viene condotta senza grandi possibilità di manipolazione e si basa soprattutto su reperti di osservazione.
Si prescrive Sulphur per 3 giorni. Dopo una settimana "non presenta più segni di rinite, appare più curato nell’igiene e nella cura del suo manto, senza croste nasali evidenti, rimane steso al sole e si fa avvicinare per ricevere carezze.
Anche in presenza di un’anamnesi lacunosa, di scarso monitoraggio da parte dei proprietari e di parziale raccolta dei dati clinici è possibile tracciare un quadro sintomatologico significativo, che racchiude i tratti fondamentali del rimedio più idoneo in quell’unica circostanza.".
Dr.ssa Roberta Sguerrini