Intervista al dr. Gustavo Dominici, Direttore della rivista "Il Medico Omeopata"

“Conosco il Dr. Dominici come un briglia sciolta, un po’ ribelle, un po’ anarchico e, c’era da aspettarselo, mi ha rilasciato un discorso completo senza rispettare ordini o domande specifiche.”

Il Dr. Gustavo Dominici, Direttore della rivista “Il Medico Omeopata”

Dopo aver letto un suo intervento a proposito dell’importanza di aver raccolto nella nostra rivista una montagna di dati e articoli sull’Omeopatia, ho sentito la necessità di intervistare il Dr. Gustavo Dominici, Medico omeopata a Roma, ma anche Capo Redattore de Il Medico Omeopata di tiratura nazionale.

Mi ero quindi adoperata a metter giù un pugno di domande da rivolgergli, come ad esempio di descriverci gli esordi e le motivazioni di questo periodico, o il significato di pubblicare una rivista di Omeopatia, un po' contro-corrente, direi, in quella che oggi definiscono Scienza, fino a chiedergli chi glielo fa fare di farsi carico di un impegno così consistente.

Ma conosco il Dr. Dominici come un briglia sciolta, un po’ ribelle, un po’ anarchico e, c’era da aspettarselo, mi ha rilasciato un discorso completo senza rispettare ordini o domande specifiche. Denso come suo solito (basta leggere i suoi redazionali a inizio di ogni numero della rivista) e meritevole di attenzione, ho voluto lasciare così, nella sua originalità e spontaneità, il bellissimo risultato della nostra intervista.

Oh, Renata, devo rispondere a queste domande, e tu insisti, insisti sempre!

Va bene, ti racconto una storia, così, di getto.

Era estate, circa 30 anni fa. Montai sulla moto e percorsi i circa 60 km di superstrada che separano Spoleto, la mia città dove al tempo vivevo, da Perugia, dove risiedeva (e risiede) il Dr. Pindaro Mattoli, all'epoca Presidente della FIAMO.

Arrivato da Pindaro, gli dissi che la FIAMO aveva bisogno di una rivista e portai con me alcuni esempi.

"Oh, ottima idea, ma non abbiamo soldi e qui nessuno è un giornalista. Come facciamo?"

“Non lo so, ma ci serve, dobbiamo farla.” Questo più o meno fu il nostro colloquio.

Come tante altre volte stavo seguendo un impulso, così forte che nemmeno provai a contrastare, sapevo già che sarebbe stato inutile. In quel periodo ero il Presidente della sezione FIAMO Lazio e insieme ai Colleghi Pietro Gulia e Giandomenico Lusi ci demmo da fare. Consultammo giornalisti di professione, ma fu una grande delusione! Così decidemmo di agire da soli, prima con un bollettino regionale che poi divenne nazionale, fino a quando apparve il mitico numero 1. Ci fu la collaborazione del Dott. Edoardo Di Leginio, uomo dai molti talenti; le prime copertine furono scelte da lui, ma poi si dimise dalla FIAMO e ce la cavammo da soli. La Dr.ssa Giovanna Giorgetti, invece, c’è sempre stata, insostituibile, come sempre. Da lì procedemmo imparando lungo il percorso, tra molte ingenuità e una motivazione persino esagerata.

Un ultimo ricordo: quando con un avvocato dovetti recarmi al tribunale di Terni perché fummo querelati per aver pubblicato una innocua lettera. Poi tutto si rivelò essere una sciocchezza. E questa è la storia.

Mi chiedi chi me lo faccia fare. Non ho risposta, non ne ho la minima idea.

Ad un certo punto decisi che era sufficiente, che insomma poteva andare bene così. La Dr.ssa Antonella Ronchi scese dal profondo nord a dirmi, con delicatezza, che forse sarebbe stato meglio se fossi andato avanti. Poi la mia compagna mi chiese: "Ma veramente vuoi smettere? Sei sicuro? Pensaci bene. Sembra che non ti leghi mai a nulla e a nessuno, che sei libero da tutto e tutti, ma non è così!".

Mi avvolse una tristezza così profonda che non riuscivo a scorgerne il fondo. Decisi che, fino a quando gli eventi non mi avessero messo da parte, avrei continuato a tenere in vita la rivista, lavorando in silenzio e affrontando ogni difficoltà. Era la mia terza figlia. Anche noi uomini abbiamo le nostre gravidanze, non lo sapevi?!

Anni fa, durante un congresso, ho presentato il percorso della rivista difendendo la scelta di essere monotematica, concentrata esclusivamente sulla Medicina Omeopatica Classica. Tale scelta era oggetto di opposizione da parte di molti, i quali ritenevano che l'inclusione di argomenti come l'agopuntura e la medicina naturale avrebbe ampliato il pubblico. Allo stesso modo, sostenni la decisione di mantenere la pubblicazione su supporto cartaceo. In sostanza ho voluto che la rivista rimanesse unica nel suo genere, con una forte identità. Ritengo che solo un'identità forte possa garantire la sopravvivenza di riviste, istituzioni, ruoli e, alla fine, anche degli esseri umani. Un'identità chiara e distintiva, inconfondibile.

Se la scelta fosse stata diversa, considerando che la rivista è di proprietà della FIAMO, avrei lasciato, e lascerei anche adesso, senza esitazione. Inoltre, durante la mia esposizione, sottolineai, con prove concrete, che la rivista era sovradimensionata rispetto al mondo omeopatico, che purtroppo è poco propenso a definire e pubblicare dati. Questa situazione persiste ancora oggi. Dubito che qualcuno abbia mai preso visione delle Norme per gli Autori, e di conseguenza, nessuno le ha quasi mai rispettate.

Nel corso del tempo si sono succeduti diversi collaboratori, apportando il loro contributo. Devo ammettere che sono davvero poche le persone capaci, affidabili e sufficientemente generose da lavorare non solo per il proprio interesse, ma anche per il bene della rivista, dei lettori e dell'Omeopatia in generale. È una sorta di selezione naturale: i migliori restano, ma, ribadisco, molti, che attualmente non sono più attivi, hanno dato un contributo prezioso. Desidero ringraziare Francesco Bellucci, lo storico tipografo, e la tipografia tutta, che hanno lavorato col cuore e con professionalità in tutti questi anni.

Proprio di recente, il CD FIAMO e il Presidente Dr. Bruno Galeazzi in particolare, hanno fatto pressione affinché Il Medico Omeopata diventasse una rivista indicizzata, con tutte le implicazioni che ciò comporta. Ho ricevuto la proposta con una certa perplessità: solo chi è coinvolto direttamente e ha accesso al materiale che giunge in redazione può veramente comprendere la situazione. Nonostante un certo scetticismo, ci stiamo impegnando per percorrere questa strada. Parlo al plurale perché l'ultima alleata, la Dr.ssa Monica Delucchi, si sta dedicando energicamente a questa iniziativa. Vediamo, accettiamo la sfida, cerchiamo di migliorare ciò che può essere migliorato, poi valuteremo le risposte. In ogni caso questo sforzo si tradurrà in un salto evolutivo.

Il patrimonio accumulato in 28 anni è vasto e indubbiamente prezioso. Basta dare un'occhiata all'archivio: è possibile apprendere la Medicina Omeopatica da zero leggendo anche solo una parte di tutto questo, raggiungendo un ottimo livello di conoscenza. Credo che molti non siano consapevoli di ciò di cui disponiamo, delle migliaia di casi clinici, compresi quelli veterinari, e di tutto il resto. La difficoltà dipende anche dal sito, attualmente obsoleto, ma presto tutto sarà trasferito su un nuovo sito, esteticamente migliore e notevolmente più funzionale, grazie a Lidia Sciarrone che sta lavorando attivamente su questo progetto.

Ah, l'ultima domanda: qual è il significato di una rivista "contro corrente"?

La nostra corrente, la visione omeopatica dell'individuo, della malattia e della terapia, è in sintonia con il flusso dell'esistenza. Coloro che vanno contro corrente sono gli altri, a volte così assurdi nelle loro pratiche, che definiscono impropriamente scientifiche, che ci si trova incerti se indignarsi o sottolinearne il lato grottesco. Purtroppo, l'agire spesso arrogante della Medicina convenzionale genera sofferenza, così non se ne può ridere. Credo che il termine giusto sia proprio "arroganza": trattano l'individuo come un soggetto passivo, un contenitore dell'azione dei farmaci che dovrebbero risolvere il problema. Noi cerchiamo il modo più efficace per migliorare la reazione dell'organismo, supportandolo come alleati, correggendone errori o inerzie, senza fare alcun danno. La Medicina convenzionale è coerente alla nostra civiltà: aggressiva, predatoria, votata esclusivamente al profitto.

Grazie, Dr. Dominici!

Dr.ssa Renata Calieri

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