Se ci inoltriamo nei ragionamenti sulla salute e la malattia, occorre prima capirsi su cosa s’intenda con i due termini. Non a caso anche l’OMS, in più occasioni (1948, 1986), ha cercato di dare una definizione di Salute il più possibile corretta, riferendosi anche a un benessere mentale e sociale, oltre che fisico, e quindi non alla sola assenza di sintomi patologici.

Nei paragrafi dal 9 al 16 del suo “Organondell’Arte di guarire”, Hahnemann ci parla di questa Forza immateriale e vivificatrice, che tiene in vita, anima, e governa il corpo materiale, tanto nello stato di salute quanto in quello di malattia. Egli ci dice: “L’organismo materiale, senza la Forza Vitale, è incapace di sentire, di operare e di autoconservarsi”; e anche: “Quando una persona si ammala, è soltanto la Forza Vitale immateriale, […] quella che soffre dall’inizio l’alterazione” provocata dall’agente morboso. Pertanto, se ci viene una verruca, una cistite, una pericardite, o un attacco d’asma, questi sono solo il segnale che la Forza Vitale produce ed esteriorizza sul corpo, per denunciare un malessere profondo e totale. Totale significa che, quando una singola parte del corpo “sta male” (compreso lo stato d’animo), tutto il corpo lo sa e urla il suo allarme.

“Unica a produrre le malattie è la Forza Vitale, patologicamente colpita”, sofferente. Dunque la guarigione vera (“rapida, dolce e duratura”) si avrà se, e solo se, implica il ristabilimento integrale della Forza Vitale ammalata. Allora a nulla varrà estirpare le verruche, o usare un antibatterico, se non si eradica il malessere della Forza Vitale: quei sintomi ritorneranno sempre, dando a quel male la connotazione di malattia cronica.

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Se poi questa Forza Vitale (condizione indispensabile alla vita) è un’entità immateriale, “tutti quei disordini patologici (le malattie), non possono essere rimossi dal medico in nessun altro modo, se non tramite il potere immateriale delle medicine”, utili e attive sulla Forza Vitale. Ecco rivelata la ricerca del rimedio ultra-diluito e infinitesimale che Hahnemann operò per quasi 60 anni, anticipando i tempi di una visione che solo oggi prova ad essere spiegata dalla Fisica quantistica, dalla Sistemica, dalla Sintropia e dai più moderni e raffinati mezzi della ricerca ultra-molecolare.

Per la sua azione dinamica sulla Forza Vitale, il rimedio dovrà ristabilire, e ristabilisce, la salute e l’armonia vitale”. E tutto questo affinché ogni essere vivente “possa usare liberamente questo strumento [l’organismo, il corpo] vivo e sano per i più alti fini della sua esistenza”.

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Testo: dott.ssa Renata Calieri, Farmacista Formatore, direttrice del Dipartimento Farmaceutica Omeopatica FIAMO

La visita omeopatica spesso sorprende chi ne fa l’esperienza per la prima volta. A differenza di molti controlli medici cui siamo da tempo abituati, la visita del medico omeopata si caratterizza per un’attenta e differente osservazione del paziente ed un’accurata raccolta dei sintomi. In particolare, il primo incontro consiste in una lunga conversazione tra il medico ed il malato.
L’omeopata si mostra sempre molto interessato a ciò che il paziente ha da raccontare sulla sua malattia perché è proprio a partire da quella narrazione che potrà giungere alla prescrizione della corretta terapia omeopatica: solo successivamente procederà a visitare il paziente e a studiare i referti medici.

Dopo un primo ascolto spontaneo, il medico interroga il paziente raccogliendo tutte le altre informazioni che non sono ancora emerse, approfondendo così il modo particolare in cui il malato percepisce e vive la propria malattia: come e in che situazione è apparsa? Qual è stata l’evoluzione dei sintomi? Con che stato d’animo la affronta?

Spesso le sue domande ricavano utili informazioni da aneddoti o malattie del passato oppure dai gusti alimentari, dagli effetti che hanno su di lui/lei il cambio di temperatura o quello di stagione. Non mancano neppure domande sulle paure o sui sogni notturni, sulla qualità del sonno, sul temperamento caratteriale, sul rapporto con la natura, con la spiritualità, con il denaro, con il lavoro e altro ancora.

All’intervista segue l’esame obiettivo. All’omeopata interessa osservare l’aspetto della “lesione”, le eventuali secrezioni, il lato in cui è apparsa, la modalità di comparsa e l’evoluzione. Spesso è durante l’esplorazione fisica che il medico coglie se il paziente avverte in modo particolare gli sbalzi di temperatura, se è riservato e diffidente o al contrario se si lascia esplorare con fiducia e senza esitazione.

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Non è raro che i pazienti, dopo il primo incontro, raccontino che la visita omeopatica assomiglia ad un colloquio con lo psicologo a causa dell’attenzione che il medico rivolge ai sentimenti, ai timori e alle idee del paziente.
Se è vero però che l’interesse per questi aspetti è grande, non va dimenticato che è dall’insieme delle manifestazioni fisiche e psichiche della malattia che l’omeopata potrà ricavare la corretta scelta del rimedio. Quanto più la relazione terapeutica sarà aperta e sincera,  basata sulla fiducia e sull’ascolto reciproci, tanto più sarà facile per il medico guidare il paziente sul cammino della salute.

Mai come nel caso della medicina omeopatica si può parlare di “alleanza terapeutica”, così come di “medicina per la persona”, individualizzata per il singolo paziente e non prescritta in modo aspecifico sulla diagnosi convenzionale di malattia.
Ruolo del medico omeopata è quello di riunire le conoscenze medico-scientifiche più attuali ad una metodologia classica che viene insegnata e tramandata da più di duecento anni, al fine di poter caratterizzare nel modo più preciso possibile la dinamica di malattia e poter dare all’organismo gli strumenti e gli stimoli per una guarigione profonda e duratura.

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Testo: dott.ssa Arianna Bonato, Medico Chirurgo, Omeopata, specialista in Ginecologia e Ostetricia

I pionieri dell’Omeopatia

lunedì, 12 febbraio 2018 by

Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843), medico tedesco, può essere universalmente considerato il padre dell’Omeopatia. Spinto dall’osservazione del frequente fallimento della medicina allopatica dell’epoca, sperimentò e definì lungo il corso di tutta la sua vita professionale questa nuova metodologia terapeutica, espressa nei suoi classici “L’Organon dell’Arte del Guarire” (1810), “Trattato di Materia Medica Pura” (1811-1821) e “Trattato delle Malattie Croniche” (1828).
Egli vide che le sostanze naturali provocavano specifici disturbi nei soggetti sani (“proving”), ma se assunte a “basse dosi” erano in grado di guarire quegli stessi disturbi quando insorti spontaneamente nei pazienti affetti, a causa nelle dinamiche di malattia (“legge dei simili”). Secondo Hahnemann, inoltre, l’azione dei medicamenti, chiamati rimedi, aumentava progressivamente con il diminuire della dose (“principio delle diluizioni infinitesimali”) se la sostanza, durante i passaggi della diluizione, veniva scossa energicamente per potenziare la sua azione terapeutica (“dinamizzazione”).

La diffusione dell’omeopatia in Europa e nel mondo si deve a molti professionisti, vari dei quali hanno lasciato preziosissime “Materie Mediche”. Tra questi il medico inglese John Henry Clarke (1853-1931), che ha contribuito all’affermazione della medicina omeopatica nel Regno Unito, l’olandese Clemens von Böenninghausen (1785-1864) e il francese Leon Vannier (1880-1963), Francesco Romani (1785-1852) e Cosmo De Horatiis (1771-1850) e, in epoca recente o contemporanea, Antonio Negro (1908-2010) in Italia, Pierre Schmidt (1894-1987) in Svizzera, Pablo Paschero (1904-1986) e Alfonso Masi Elizalde (1932-2003) in Argentina. A questi sono seguiti i Maestri contemporanei Eugenio Federico Candegabe,  Gustavo Ezequiel Krichesky e Proceso Sanchez Ortega, in Argentina e Messico.

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Il tedesco Constantin Hering (1800-1880) è stato pioniere e promotore dell’Omeopatia in America, dove fondò “The North American Academy for Homeopathic healing e l’ “Hahnemann Medical College, e dopo di lui lo sono stati gli americani Eugene Beauharnais Nash (1838-1917), William Boericke (1849 –1929) e Timothy Allen (1837-1902).
E’ interessante sapere che all’ancora studente Hering fu chiesto all’epoca di scrivere un libro contro l’eresia delle teorie omeopatiche promulgate da Hahnemann: invece proprio
di queste rimase talmente affascinato da diventarne un entusiasta sperimentatore, fino ad enunciare nel 1865 la sua cardinale “legge di  guarigione” dell’Omeopatia (“dall’interno all’esterno, dalla testa verso il basso, e in ordine inverso alla comparsa dei sintomi”) in “The Guiding Symptoms of our Materia Medica“.

Si deve all’americano James Tyler Kent (1849-1916) lo sviluppo dell’Omeopatia moderna dal 1880. Il suo approccio, come ricordato in “Repertorio della Materia Medica Omeopatica”, “Lezioni di Materia Medica” e “Lezioni di Filosofia Omeopatica”, si è basato sull’analisi dei disturbi corporei  accompagnato dallo studio delle  sensazioni emotive e spirituali, sull’utilizzo delle alte diluizioni dei rimedi (rispetto alle tradizionali  Hahnemaniane) e sullo sviluppo di cosiddetti “quadri costituzionali”.

Tra i “nuovi pionieri” dell’Omeopatia ricordiamo Rajan Sankaran, cui si attribuiscono il “principio del disturbo centrale del caso clinico”, l’ampliamento della classificazione dei “miasmi” e la ripartizione dei rimedi omeopatici in regni; George Vithoulkas, fondatore dell’”Accademia Internazionale di Omeopatia Classica” e promotore di seminari internazionali; Jan Scholten, con la sua ricerca e innovativa organizzazione sistematica dei rimedi dei regni minerale e vegetale; Jeremy Sherr, con la concezione del “dinamismo in omeopatia”; Massimo Mangialavori, teorico italiano del “Metodo della Complessità”; Dario Spinedi, con la sua esperienza d’integrazione in ambito oncologico in un Ospedale in Svizzera; Roberto Petrucci, insegnante tra i più noti in ambito internazionale anche per i suoi approfondimenti pediatrici, così come Didier Grandgeorge; Frans Vermeulen, che nel suo libro “Prisma” evidenzia parallelismi e similitudini fra i quadri dei rimedi omeopatici e le sostanze da cui derivano; la stessa analogia è sottolineata anche da Joseph Reves, Omeopata che ha ispirato molti Colleghi moderni.

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Testo: dott.ssa Elisa di Curzio, Medico Chirurgo, Omeopata

Samuel Hahnemann: il padre dell’Omeopatia

lunedì, 05 febbraio 2018 by

Samuel Hahnemann è considerato a livello mondiale il “padre dell’Omeopatia”.
Egli nasce a Meissen (Sassonia) il 10 aprile 1755
da due genitori molto semplici, che tuttavia riescono a garantirgli una modesta istruzione di base. Frequenta prima la scuola pubblica e poi quella privata e acquisisce la conoscenza di numerose lingue tra cui inglese, francese, italiano, greco, latino, arabo e caldeo.
Si trasferisce quindi a Lipsia per studiare Medicina all’Università e continua poi gli studi a Vienna. Infine è costretto, a causa delle difficoltà economiche, a concludere gli studi all’Università di Erlangen, dove nel 1779 ottiene la laurea con il massimo dei voti e la lode.

Già pochi anni dopo inizia a vivere con inquietudine la propria professione, rendendosi progressivamente conto dell’inefficacia delle tecniche terapeutiche dell’epoca. Decide quindi di non praticare più come medico e di studiare chimica, vivendo con la parcella modesta di traduttore di testi medici e scientifici. Padre biologico di ben undici figli, forse non avrebbe mai immaginato che proprio da quelle traduzioni sarebbe nata l’intuizione per poter dare paternità anche a qualcosa di molto più grande.

Notando che il chinino, usato per curare la malaria, provoca nel soggetto sano gli stessi sintomi della malattia, Hahnemann pubblica nel 1806 le sue prime teorie (poi riportate anche nel libro “Organon dell’Arte del guarire”): secondo lui le malattie si possono guarire con sostanze “simili”, ossia con quei medicamenti che producono nel soggetto sano i sintomi caratteristici del morbo da combattere, laddove i sintomi sorgono spontanei a causa del processo di malattia.

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Cambia perciò il concetto di cura: non più la rimozione di un sintomo, bensì il riportare in salute l’individuo nella sua complessità, quando perturbato – specialmente nelle malattie croniche – da quelli che il medico definisce come i quattro “miasmi” (cause di malattia).

Afferma prima della morte, avvenuta a Parigi il 2 luglio 1843, con risoluta certezza: “Nella vita ci sono due tesori: una salute perfetta e una coscienza senza rimorsi. L’omeopatia ci dà la prima, mentre l’amore di Dio e del prossimo ci offrono la seconda”.
In ricordo della sua nascita, il 10 aprile di ogni anno si festeggia in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’Omeopatia.

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Testo: dott. Riccardo Federle, Ostetrico, diplomato in Omeopatia

Perché un paziente dovrebbe decidere di rivolgersi a un medico esperto in omeopatia? Di che tipo di prestazioni si troverà a godere? Che relazione avrà questo approccio con le eventuali cure convenzionali? A queste domande vuole rispondere la Norma Europea UNI/EN 16872 pubblicata alla fine del 2016, frutto del consenso tra i rappresentanti delle realtà omeopatiche europee sotto l’egida di un ente certificatore, il CEN (Comitée Europeenne de Normalisation), recepita in Italia dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione).
Sempre più cittadini europei si rivolgono a questa pratica medica e ciò ha fatto sorgere l’esigenza di armonizzare i servizi che tali medici sono in grado di offrire ai cittadini. Di questa esigenza si è fatta carico l’ECH (European Committee for Homeopathy), l’Associazione che riunisce le varie realtà mediche omeopatiche europee, che ha avviato e portato a termine il progetto.

Ci sono paesi in Europa e nel mondo nei quali la medicina omeopatica è esercitata legalmente anche da professionisti privi della laurea in Medicina, ma questo non riguarda la norma di cui ci stiamo occupando e soprattutto non riguarda l’Italia, dove la Medicina omeopatica è atto medico.

Attualmente ci sono in Europa circa 45.000 medici con una competenza aggiuntiva in Omeopatia e il panorama è molto vario in assenza di norme comuni per la formazione, per il training e per la pratica; le principali correnti, la cosiddetta “omeopatia clinica” e quella “classica”, divergono per molti aspetti – e anche all’interno delle due principali correnti si fronteggiano modalità molto differenti nell’esercizio di questa medicina. E’ stato pertanto un grande successo riuscire a trovare un minimo comune denominatore che riunisse tutte queste correnti metodologiche, superando distinzioni storiche e posizioni di resistenza consolidate.
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La norma europea, come specificato nell’introduzione, “è stata sviluppata per definire gli standard minimi di qualità per una cura omeopatica all’interno di un contesto medico, assicurando standard elevati nella formazione, nel training e nella pratica dell’Omeopatia da parte di Medici abilitati. I Pazienti che scelgono l’Omeopatia dovrebbero essere garantiti rispetto alla qualità e lo standard di cura che riceveranno.
Inoltre, la norma si propone di armonizzare a livello europeo le norme nella pratica omeopatica dei medici e di integrare nella sanità europea un’Omeopatia di alta qualità”.

E’ molto importante il fatto che la norma, oltre a riguardare le conoscenze e abilità dei Medici omeopati, affronti anche i temi della relazione tra approccio convenzionale e omeopatico, della pratica clinica dell’Omeopatia, del codice etico e dei requisiti della formazione di base e di quella continua.
La norma è protetta da un copyright da parte degli enti certificatori, UNI e CEN.

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Testo: dott.ssa Antonella Ronchi, Medico Chirurgo, Omeopata, Presidente FIAMO

Il 07 febbraio 2013 si è svolta la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano per la regolamentazione, la formazione ed il relativo esercizio delle medicine “alternative” quali l’Omeopatia, la Fitoterapia e  l’Agopuntura.
Il titolo e: “Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano concernente i criteri e le modalità per la formazione ed il relativo esercizio dell’agopuntura, della fitoterapia e dell’omeopatia da parte dei medici chirurghi ed odontoiatri“.

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Il nuovo schema è nato dal bisogno di garantire ai cittadini un alto livello di sicurezza e di informazione riguardo le Medicine non Convenzionali, avendo come scopo la promozione, la tutela della salute, la cura e la prevenzione. Lo scopo è quello di offrire alla popolazione una più ampia libertà di scelta terapeutica, nonché di formare il personale Medico secondo criteri e requisiti ben precisi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e uniformi sul territorio nazionale.
Tutti i medici che vorranno integrare le proprie competenze con quelle di Medicine non Convenzionali dovranno avere un’idonea formazione in Agopuntura, Fitoterapia e/o Omeopatia.

L’accordo è sancito da 10 articoli in cui si descrive nello specifico il campo di applicazione a garanzia del corretto esercizio della professione che prevede i soli medici come figure professionali formate per svolgere l’Agopuntura, la Fitoterapia e l’Omeopatia.
Le medicine non convenzionali sono considerate come sistemi di diagnosi, di cura  e di prevenzione in affiancamento alla medicina allopatica.

Le metodiche su cui si basano queste medicine complementari sono diagnostiche, cliniche e terapeutiche e si avvalgono di strumenti, conoscenze e studi legati all’equilibrio di uno stato di salute alterato, per cui “malato”.
L’Agopuntura si avvale di aghi metallici che vengono inseriti in ben determinate zone cutanee, la Fitoterapia utilizza l’effetto medicinale di alcune piante o di loro derivati ed estratti, infine l’Omeopatia, basandosi sulla “Legge di similitudine”, cura il malato con sostanze diluite e dinamizzate. Queste sostanze, se assunte da una persona sana, riproducono i sintomi caratterizzanti dello stato patologico riferito dal malato.

L’accordo indica quali sono i criteri della formazione, gli obiettivi didattici che ciascun corso professionale deve adottare e le metodologie formative, nonché le strutture destinate alla preparazione di nuovi professionisti: si tratta di associazioni, società scientifiche o enti pubblici e privati legalmente costituiti che hanno richiesto l’accreditamento alla propria Regione. Infine, rimanda a ciascun Ordine professionale il compito di stilare gli elenchi dei professionisti con idonee qualifiche, all’interno di cosiddette “Liste complementari” per le discipline (1) Agopuntura, (2) Fitoterapia e (3) Omeopatia (con sottogruppi Omeopatia, Omotossicologia e medicina Antroposofica).

Per concludere, un Omeopata è prima di tutto un Medico, il quale, secondo le direttive di questo Accordo Stato-Regioni, si forma dopo la laurea in un percorso di studi pluriennale e ufficialmente riconosciuto.

Anche altre figure sanitarie possono approfondire l’Omeopatia per cultura personale e professionale, ma non possono esercitarla in modo autonomo.
Per i Farmacisti sono previsti corsi di approfondimento specifici in materia di Omeopatia e anche loro, all’interno della struttura della Farmacia, possono consigliare farmaci omeopatici: le competenze sono però differenti, poiché in questo caso non è eseguita una “visita medica omeopatica”, e l’argomento verrà trattato nel dettaglio in un successivo Blog.

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Testo: dott.ssa Hilary Peruzzo, Ostetrica, studentessa di Omeopatia

Omeopatia: cenni di storia e definizione

lunedì, 15 gennaio 2018 by

La dottrina omeopatica fu elaborata in modo originale da C. F. S. Hahnemann, un medico tedesco che visse tra il 1755 e il 1843. L’Omeopatia fa parte delle cosiddette “medicine non convenzionali” e si basa sulla somministrazione di rimedi preparati con una specifica farmacopea, che prevede successive “diluizioni” e “dinamizzazioni”.

I farmaci omeopatici possono derivare da sostanze del regno animale, vegetale o minerale e la loro prescrizione avviene per mezzo della cosiddetta “Legge di Similitudine”.
Per la selezione di uno specifico farmaco omeopatico, nonché per la diagnosi differenziale tra i differenti rimedi, l’Omeopata deve studiare in modo più che approfondito i sintomi caratteristici riportati dal Paziente.
Trattandosi di concetti complessi, ogni singolo argomento di quelli citati verrà sviluppato in modo dettagliato nelle future puntate di questo Blog e il presente testo ha un primo scopo puramente introduttivo.

L’Omeopatia si pone l’obiettivo di curare il malato e, conseguentemente, la sua malattia. Dal momento che esiste la “medicina per il malato” e non la “medicina per la malattia”, spesso pazienti con il medesimo problema richiedono rimedi omeopatici differenti.

Il testo “Organon dell’arte del guarire” racchiude l’intera metodologia omeopatica; fu scritto dallo stesso Hahnemann e da lui rivisto e perfezionato più volte durante la propria vita professionale. In questo testo si legge che il medico “sceglie un medicamento che agisce sulla totalità dei sintomi, con riguardo alla causa di insorgenza, alle circostanze concomitanti, che si trovano nel malato, rimuovendo presto, radicalmente e stabilmente lo stato patologico” (C. F. S. Hahnemann, “Organon dell’arte del guarire”, § 24- 25-26-53-54).

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F. S. Hahnemann visse agli inizi del XIX secolo, epoca in cui la malaria era endemica e veniva trattata con la corteccia di china: Hahnemann la assunse direttamente e la fece assumere ai suoi collaboratori. Tutti avvertirono i sintomi di uno stato febbrile simile a quello che la corteccia di china cura e così, per deduzione formale, enunciò per la prima volta il principio della “Legge della Similitudine” su cui si basa l’intera medicina omeopatica: “il simile cura il simile” (“Similia Similibus Curantur”).

Nel tempo, Hahnemann impostò dei metodi di sperimentazione per confermare l’efficacia del rimedio usato secondo il principio omeopatico: dedusse così che la sostanza da selezionare per la cura di una patologia è quella che, quando sperimentata su esseri umani sani, sviluppa gli stessi sintomi della malattia naturale, in modo reversibile.
Egli scoprì infine che con i rimedi “potentizzati” (cioè trattati con una serie di successive diluizioni ed agitazioni standard) non solo si riducevano gli effetti tossici prodotti dagli alti dosaggi, ma, paradossalmente, se ne potenziavano gli effetti terapeutici.
Tutt’ora gli Omeopati in tutto il mondo organizzano in modo rigoroso dei cosiddetti “proving” (sperimentazioni), in cui soggetti volontari sani assumono un determinato rimedio e ne valutano l’espressione sintomatologica.

E’ stato enunciato che l’Omeopatia con “la ricerca della totalità dei sintomi più caratteristici coglie la situazione genetica, immunitaria, endocrina, emozionale, comportamentale, cronobiologica, biofisica-recettoriale di ogni individuo e, unica nell’atto clinico medico, riconosce ciò di cui ha veramente bisogno il paziente” (L. Gasparini, “Studio di Materia medica omeopatica”, Salus Infirmorum 2017). Pertanto, la medicina omeopatica si inquadra come medicina della complessità, in cui lo studio delle dinamiche di patologia si effettua mediante l’analisi attenta dei sintomi caratteristici riportati dal Paziente.

Ad oggi non è ancora stato definito con esattezza il funzionamento del medicinale omeopatico e nuove conferme sono attese. Tuttavia, esistono già evidenze solide in Letteratura a sostegno dell’efficacia clinica del farmaco omeopatico e le teorie riguardanti le basi di farmacocinetica e farmacodinamica del farmaco omeopatico stesso sono in costante aumento. Quello che è nato nell’800 come metodo basato su osservazioni empiriche, quindi, è oggi analizzato in modo scientifico e sistematico in base alle conoscenze più attuali. Non è corretto affermare che l’effetto dell’Omeopatia sia dato unicamente da un “effetto placebo”, né che si somministri al Paziente dell’”acqua fresca”.

 

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Testo: dott. Vincenzo Falabella, Medico chirurgo, specialista in O.R.L. e Patologia cervico-facciale, specialista in Psichiatria, esperto in Omeopatia, Segretario nazionale FIAMO

La Medicina omeopatica è una “medicina non convenzionale”.
Da decenni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) supporta l’inclusione delle “pratiche alternative” nei sistemi nazionali attinenti la salute e, allo stato attuale, si calcola che circa 500 milioni di pazienti si curino con l’Omeopatia.

In Italia, il Consiglio della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO) ha approvato nel maggio 2002 un documento che definisce l’Omeopatia “atto medico”. Per la stesura di questo documento sono state considerate anche le indicazioni della Risoluzione n° 75/97 del Parlamento Europeo e della Risoluzione n°1206 /99 del Consiglio d’Europa.

 

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Inoltre, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano ha sancito, nel febbraio 2013, l’Accordo “concernente i criteri e le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dell’esercizio dell’agopuntura, della fitoterapia e dell’omeopatia da parte dei medici chirurghi, degli odontoiatri, dei medici veterinari e dei farmacisti. Ha individuato così i requisiti, uniformi sul territorio nazionale, dei percorsi idonei a qualificare i medici che esercitano l’Omeopatia: i medici che non abbiano conseguito determinati titoli dopo la laurea non si possono definire “Omeopati”.
Presso gli Ordini dei Medici esistono appositi elenchi degli Esperti in Omeopatia, oltre che in Agopuntura e in Fitoterapia.
Tutto ciò ha lo scopo di tutelare la libertà di scelta dei cittadini e quella di cura del medico e dell’odontoiatra. La scelta della terapia, da attuare da parte del Medico o da chiedere da parte del Paziente, è fondata su un rapporto consensuale e informato, sul rispetto delle leggi dello Stato e dei principi della deontologia professionale.
In relazione alle differenti e specifiche facoltà, anche veterinari e farmacisti possono perfezionarsi in Omeopatia, ma il farmacista non ha le medesime competenze del medico nell’effettuazione di una visita omeopatica.

Spesso si crede che l’Omeopatia possa essere esercitata da “naturopati” o da personale non qualificato: questo è assolutamente falso, in quanto, sulla base di quanto finora esposto, la pratica dell’Omeopatia in Italia è competenza esclusivamente medica. Come FIAMO, invitiamo i cittadini a non affidarsi e a segnalare immediatamente chiunque si presenti come Omeopata senza averne gli effettivi titoli professionali.

Il prodotto omeopatico, inoltre, è stato da poco riconosciuto in Italia come farmaco dall’AIFA, quindi non è più possibile parlare in modo generico di “preparato”.

La FIAMO, nel “Protocollo di Chianciano” del 2012, ha adottato per le sue scuole la struttura didattica e i programmi secondo gli standard definiti a livello internazionale dalla Liga Medicorum Homeopatica Internationalis (LIGA) e dall’European Committe for Homeopathy (ECH), che si inseriscono tra le maggiori autorità nel mondo per quanto riguarda la medicina omeopatica (“Standards formativi in Omeopatia in Italia, Liga Medicorum Homoepathica Internationalis – European Committe for Homeopathy, 2008”).
Inoltre, tutte le sue scuole si allineano ai requisiti previsti dall’Accordo Stato-Regioni citato del 07 febbraio 2013.

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Testo: dott. Vincenzo Falabella, Medico chirurgo, specialista in O.R.L. e Patologia cervico-facciale, specialista in Psichiatria, esperto in Omeopatia, Segretario nazionale FIAMO

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