Vico A. Negro e Museo dell’Omeopatia a Roma

Abbiamo pubblicato lo scorso mese un articolo su vie e strade intestate ad Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia e oggi incappiamo in una targa sulla sua casa natale e un vicolo intitolati e dedicati al Maestro di Omeopatia Prof. Antonio Negro, nella graziosa cittadina di Alassio.

A lui è dedicato anche il Museo dell’Omeopatia in Piazza Navona a Roma che abbiamo visitato lo scorso marzo in occasione del Congresso nazionale FIAMO 2024.

Delle prime ci racconta una deliziosa Farmacista esperta in Omeopatia e concittadina del Professore, mentre del secondo ascoltiamo la testimonianza del nostro caro Dr. Paolo Pifferi, National Vice-President per l’Italia nella Liga mondiale di Omeopatia.

Alassio è una cittadina ligure unica anche per chi vive e conosce questa regione e le sue spiagge. Unica per l'atmosfera che si respira, passando da zone più tranquille e meno mondane a zone vive sino a notte fonda d'estate, quando anche i negozi del "Budello" restano aperti sino a mezzanotte.

Il Budello è un vicolo lunghissimo e storico dove negli anni sono stati aperti negozi a non finire e dove, nonostante questo, grazie ai palazzi d’epoca, sembra di essere tornati indietro nel tempo. 

In una piccola piazzetta lungo questo corso si trova la casa dove nacque Antonio Negro e dove ha continuato a soggiornare per lunghi periodi in estate. 

La targa posta dal Comune di Alassio si trova in alto sulla facciata, nascosta dal basso dalle tende dei negozi e invisibile a chi cammina per dedicarsi allo shopping, quindi invisibile ai più. Trovo che questo sia in realtà metafora dell'Omeopatia e del grande lavoro svolto da questo Maestro, che pur essendo centrale e importantissimo, resta nascosto agli occhi di chi non sa guardare (o alzare gli occhi, come in questo caso). 

La casa, rispetto ai palazzi storici, è piccola ma molto carina e ben tenuta. Pur non essendo direttamente sul mare, sono convinta che agli inizi del ‘900 questo si potesse vedere benissimo poiché troppi sono stati gli edifici costruiti davanti al mare in questi decenni. 

Un mare, quello di Alassio, con la vista sull'isola Gallinara, che infonde pace e permette a chi ne ha le capacità, di meditare e ragionare profondamente. 

Da Piazza Ferrero, praticamente dentro al famoso Budello di Alassio, parte quello che prima si chiamava Vico Monte Grappa e che ora si chiama Vico Antonio Negro: oltre alla targa sulla sua casa natale, è stato intestato al Professore anche un vicolo attiguo e sempre nella parte storica e centrale della città.

Un bambino cresciuto in questo paradiso nei primi del ‘900 ha sicuramente potuto sperimentare la bellezza dei colori, l'impetuosità del mare e la sua forza, la meraviglia della Natura. 

Forse il Dottor Antonio Negro sarebbe stato ugualmente un Maestro dell'Omeopatia anche se fosse nato e cresciuto in città, ma sono convinta che questo paese e questa piccola casa abbiamo lasciato in lui un segno importante e forse indicato la direzione.

Dr.ssa Francesca Silvia Barreca


 

Piazza Navona, che tutto il mondo ci invidia e dove i turisti vengono attirati come pezzi di ferro a una calamita, dove per noi Omeopati la famiglia Negro ha messo su qualcosa che ci incuriosisce, inorgoglisce e che dovremmo una volta almeno visitare.

Eravamo un numeroso gruppo formatosi durante l’ultimo Congresso di Roma, qualcuno che aveva già visitato il Museo dell’Omeopatia, qualcuno, come me, che aveva sempre avuto in mente di andare ma che non c’era mai stato. Ed ecco il Professor Francesco Negro che ci accoglie in questo gioiello della storia dell’Omeopatia: ci racconta, vetrina per vetrina, cosa il Museo contiene e ci fa una lezione di storia dell’Omeopatia abbinata alla storia d’Italia e d’Europa “parallelando” (il verbo l’ho coniato in questo momento, magari me lo accetteranno all’Accademia della Crusca) tra i vari accadimenti storico-filosofico-letterari e quelli omeopatici, dimostrando la sua immensa conoscenza che mi ha fatto sentire piccino come una formichina.

Siamo stati affascinati dai contenuti delle vetrine e dalle spiegazioni che il Professore ci dava anche dell’ultimo globulino presente nel tubicino in fondo alla piccola vetrina nascosta dalla lampada.

Che cosa contiene il Museo dell’Omeopatia? Un patrimonio, per noi Omeopati, ma un patrimonio di cultura anche per chi Omeopata non è.

Kit di rimedi, cofanetti, dinamizzatori, libri, documenti, proclama reali, quadri, ritratti originali del nostro Maestro Samuel Hahnemann. Quante cose sono state raccolte ed esposte con una precisione quasi maniacale dal Professore e dai collaboratori, e quanto impegno e passione sono stati messi in questa raccolta.

Osservando queste trousse viene da pensare ai nostri antichi Colleghi che giravano per campagne e città sul calesse a curare i loro pazienti, riuscendoci perfettamente con quei pochi granuli che la Medicina allopatica ci contesta, ma che hanno salvato vite anche quando non c’erano aspirina, penicillina, anticorpi monoclonali.

Strani questi tubetti con tutti quei pallini, tutte queste trousse appartenute agli Omeopati più famosi contengono rimedi in un assortimento incredibile, i nostri “antenati Maestri” (profondi conoscitori della Materia Medica) se li portavano dietro senza dover fare ricette, somministravano qualche granulino ai pazienti e poi ripassavano a vedere che cosa era successo, se era il caso di intervenire ancora o se cambiare strategia in base a cosa fosse accaduto nel frattempo. Ma questo lo facevano anche i nostri vecchi maestri allopati, quelli che ancora visitavano i loro malati e tornavano a rivederli dopo qualche giorno: anche loro avevano un kit, magari di farmaci, una trousse. Altra Medicina, altri “cervelli”.

E sono alla conclusione con questo invito: Omeopati di tutta Italia quando capitate a Roma visitate il Museo dell’Omeopatia, è una miniera di ricordi, di sapere e di voglia di riprendere in mano la Materia Medica per studiare a fondo tutti quei granulini che esposti lì sembrano solo dei pallini inerti.

Dr. Paolo Pifferi, National Vice-President per l’Italia nella Liga mondiale di Omeopatia

TOP